Salvini dice sì alla pace fiscale
Il leader del partito del Carroccio è tornato a parlare della pace fiscale affermando che servono manovre decisive in tal senso: “Gli evasori totali per me possono andare in galera e buttare la chiave, ma se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamola”.
Il vicepremier Matteo Salvini ha proposto una “grande e definitiva pace fiscale” al fine di liberare milioni di italiani che sono stati ostaggio dell’Agenzia delle Entrate per troppi anni. Questa proposta va oltre la riforma della giustizia.
Salvini ha sottolineato che gli evasori totali dovrebbero essere puniti e mandati in galera “senza possibilità di uscirne”. Tuttavia, per coloro che hanno un debito “fino a 30.000 euro che si trascina da anni”, Salvini suggerisce di trovare un accordo: chiedere loro una parte del debito e azzerare il resto.
Con questa proposta, Salvini mira a fornire “una soluzione rapida e conciliante” per i contribuenti che hanno debiti fiscali minori, permettendo loro di liberarsi del peso finanziario che li tiene afflitti da anni. L’obiettivo è raggiungere una sorta di amnistia fiscale per questi casi specifici, consentendo ai cittadini di ripartire da zero.
La replica del Pd
Subito in queste ore è giunta la replica da parte del Partito Democratico, nella persona di Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro del Partito:
Cittadini ostaggio dell’Agenzia delle entrate. Lotta all’evasione come pizzo di Stato. La promessa di una pace fiscale definitiva, che segue un’altra pace fiscale definitiva, che segue condoni tombali di ogni genere e tipo, a riprova che quando è legittimata l’evasione non si arresta mai. Non meravigliano le parole di Salvini, ministro di un governo che prevede il ricorso a definizioni agevolate (evidentemente non definitive) fra i principi della delega della sua riforma fiscale.