Mes, Ucraina e caso Santanché: Meloni messa a dura prova
Sarà una settimana molto complessa quella che sta per aprirsi domani con il governo che sarà chiamato in Consiglio dei Ministri a decidere una linea comune sul Mes, poi la previsione di un discorso della premier sulle armi e l’Ucraina e infine l’attesissimo intervento in parlamento della ministra Santanché riguardo il caso giudiziario in cui è coinvolta e messo in evidenza da Report.
Settimana decisiva quella che si apre domani con tutta una serie di appuntamenti politici di spessore decisivo per il futuro del paese, a farne un breve sunto, la sezione politica di Fanpage.it.
La settimana che si apre sarà fondamentale per testare l’unità del governo Meloni, che negli ultimi giorni ha manifestato qualche scricchiolio su una serie di nodi da sciogliere. La ministra Santanchè, dopo la polemica scatenata dall’inchiesta di Report, andrà a riferire in Parlamento. Peccato che abbia deciso di farlo solo dopo il pressing incessante delle altre forze politiche di maggioranza, nel silenzio di Giorgia Meloni, che ha parlato solo quando la sua ministra aveva già annunciato che avrebbe chiarito.
L’agenda degli appuntamenti
Per martedì è previsto un Consiglio dei Ministri che dovrà dare il via libera al nuovo codice della strada promosso da Matteo Salvini. Un’occasione anche per parlare del Mes e per decidere una linea comune:
la Lega è per il no secco alla ratifica – nonostante il ministro Giorgetti si trovi nella scomoda posizione di dover mediare tra la linea dell’Europa e quella del suo partito – mentre Fratelli d’Italia spinge per il rinvio in vista di una trattativa più ampia a settembre che possa coinvolgere anche altre riforme europee, come quella del patto di stabilità, e Forza Italia fa filtrare cautela.
E ancora:
Nell’attesa di sapere quando andrà a riferire in Parlamento la ministra Santanchè, mercoledì toccherà a Giorgia Meloni: la premier parlerà ai deputati e senatori in vista del Consiglio europeo. I temi all’ordine del giorno saranno l’Ucraina e il sostegno militare a Kiev, su cui c’è sempre il rischio di aprire nuove falle nella maggioranza.