Traffico di migranti, intercettazioni da brividi: “Gettateli in mare”
L’operazione “Mare Aperto” portata avanti dalla polizia di Caltanissetta, ha scoperto un’associazione a delinquere che avrebbe organizzato la partenza di alcune navi dalle coste della Sicilia per “caricare” migranti e trasportarli in Italia. Le intercettazioni degli scafisti, finite sui tavoli degli inquirenti, sono da brividi.
Undici tunisini e sette italiani sono stati i destinatari di provvedimenti di misure cautelari per aver fatto parte di un’associazione a delinquere scoperta in seguito all’operazione “Mare Aperto” portata avanti dalla polizia di Caltanissetta, che ha indagato sul traffico di migranti. Per dodici di loro è stato disposto il carcere, mentre altri sei sono stati messi agli arresti domiciliari.
Secondo quanto scoperto dagli inquirenti, ci sarebbero state alcune imbarcazioni che, partendo dal porto di Gela o dalle coste di Agrigento, avevano il compito di “caricare” i migranti al largo e riportarli in Italia. Un sistema che è emerso dalle intercettazioni finite agli atti e che rivelano alcune dichiarazioni da brividi da parte degli scafisti, colpevoli di favoreggiamento dell’immigrazione.
Migranti: arrestati gli scafisti
L’associazione a delinquere, con la finalità di favoreggiamento dell’immigrazione, avrebbe avuto diverse basi dislocate in vari punti nevralgici della Sicilia. Con piccole imbarcazioni, modificate con potenti motori fuoribordo, gli scafisti si sarebbero mossi direttamente dalle coste siciliane, muovendosi verso l’Africa (e in particolare verso la Tunisia) pianificando dei viaggi di brevissima durata, all’incirca di 4 ore.
Circa 10/30 le persone che sarebbero state trasportate in ogni viaggio verso l’Italia, con il prezzo del tragitto che si sarebbe aggirato tra i 3.000 e i 5.000 euro, con un profitto che si sarebbe aggirato intorno ai 30.000/70.000 euro per ogni tratta per coloro che si occupavano di gestire l’associazione.
Parole dure e sconvolgenti quelle che emergono dalle intercettazioni, con gli scafisti che, parlando di eventuali problemi durante il tragitto, affermavano che avrebbero potuto “sbarazzarsi dei migranti gettandoli in alto mare”.