Reddito di Cittadinanza, chi è a rischio: cosa cambia nel 2024

03/05/2023

Chi percepisce il Reddito di Cittadinanza continuerà ad esserne beneficiario per il resto del 2023 senza grandi cambiamenti, anche se la vera rivoluzione ci sarà nel 2024, quando verrà introdotto l’Assegno di Inclusione. Le regole per poter accedere al sussidio saranno differenti: quando si rischia di perdere il beneficio? 

reddito.di_.cittadinanza

Come annunciato dal governo, dal primo gennaio 2024 sarà attivo l’Assegno di Inclusione, la misura di sussidio alla povertà che è stata pensata come nuovo strumento che andrà a sostituire il Reddito di Cittadinanza. Ci sarà, a partire da settembre, una differenza importante, con l’attivazione dello strumento di attivazione al lavoro pensato che per i beneficiari che sono occupabili – e possono quindi essere reinseriti nel mondo del lavoro attraverso percorsi di formazione.

Al contrario, coloro che beneficiano del Reddito di Cittadinanza ma non figurano tra le categorie di occupabili, continueranno a ricevere il Reddito per tutto l’arco del 2023, in quanto non sarà più valido il limite delle sette mensilità che era stato precedentemente introdotto.

Dal momento in cui sarà attivo l’Assegno di Inclusione – rivolto ai nuclei familiari in cui è presente almeno un minore, un disabile oppure un over 60 – cambieranno anche le regole per poter rimanere tra i beneficiari del sussidio.

Assegno di Inclusione: quando si perde

reddito di cittadinanza

Stando a quanto è stato comunicato, nel momento in cui il beneficiario dell’Assegno di Inclusione rifiuta una proposta di lavoro, decade immediatamente il sussidio. Tra le regole da rispettare, infatti, c’è quella di accettare una proposta di lavoro a tempo indeterminato – oppure per un periodo di tempo oltre 12 mesi – in tutta Italia.

Cambia qualcosa nel caso in cui si tratti di una proposta a tempo determinato – inferiore a 12 mesi ma comunque superiore alla durata di un mese. In questo caso, infatti, il beneficiario del sussidio è tenuto ad accettare solo se il posto di lavoro rientra in un raggio di 80 chilometri rispetto al luogo dove è sita l’abitazione.