Reddito di cittadinanza 2023: quali sono i casi punibili di reclusione?
Sono diverse le situazioni legate al Reddito di cittadinanza che potrebbero portare i percettori del sussidio a rischiare la reclusione. Vediamo insieme quali sono i casi punibili con la reclusione.
La Corte di Cassazione ha recentemente condannato un uomo per non aver dichiarato di essersi separato dalla moglie con l’obiettivo di ricevere un importo maggiore del Reddito di cittadinanza rispetto a quello realmente spettante.
Con la sentenza, la Cassazione ha evidenziato un ulteriore caso relativo al Reddito di cittadinanza punibile con la reclusione.
Reddito di cittadinanza: quando si rischia la reclusione
Secondo quanto stabilito dalla sentenza n. 5440 dell’8 febbraio 2023 emessa dalla Corte di Cassazione, nel caso specifico del Reddito di cittadinanza, si rischia la reclusione nel momento in cui si presentano dichiarazioni false.
La sentenza della Cassazione
La Corte di Cassazione ha sentenziato che la reclusione è un rischio a cui incorrono coloro che rendono dichiarazioni false relative al numero dei componenti del proprio nucleo familiare, al fine di ottenere un beneficio economico superiore.
La norma contro dichiarazioni false
A stabilire il caso punibile di reclusione è il Decreto-legge n. 4 del 2019. Nello specifico, rischiano la reclusione da due a sei anni coloro che rendono o utilizzano dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere per ottenere indebitamente il beneficio del Reddito di Cittadinanza:
Una falsità relativa ai dati rilevanti ai fini della determinazione della rata da erogare, quale quella incidente sulla composizione del nucleo familiare, come accertato essere avvenuto nel caso di specie, non può certo qualificarsi innocua.
I casi punibili di reclusione
Chiunque presenti dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere oppure ometta informazioni dovute è punito con la reclusione da due a sei anni.
La reclusione passa da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione all’ente erogatore delle variazioni di reddito o patrimonio, ma anche di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio.
In tutti e due i casi, è prevista la decadenza dal beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.