Quota 103, opzioni e ipotesi: tutte le modalità per andare in pensione
Chi sceglie di andare in pensione anticipatamente con Quota 103 – nel caso ovviamente sia in possesso dei requisiti previsti per legge per poter accedere a questa modalità – ha tre diverse possibilità per poter sfruttare questa agevolazione oppure rifiutarla. Vediamo insieme tutte le diverse ipotesi per poter andare in pensione usufruendo di Quota 103.
Tra le modalità introdotte dal governo per poter andare in pensione anticipatamente rispetto all’età prevista per legge c’è quella di Quota 103. Nel momento in cui vengono maturati i requisiti che consentono l’accesso alla pensione con Quota 103 – ovvero un’età anagrafica minima di 62 anni e un’età contributiva minima di 41 anni – si può scegliere di procedere con la domanda della pensione, oppure valutare altre ipotesi.
C’è, infatti, un’altra categoria di persone che, quando si trova ad avere i requisiti per Quota 103, sceglie volontariamente di rinunciare alla pensione, continuando invece a lavorare. Cosa accade in questo caso? Si può scegliere di rimanere nel proprio posto di lavoro versando i contributi all’INPS normalmente, oppure si può decidere di non versarli e riceverli insieme allo stipendio. Vediamo più nel dettaglio queste due opzioni.
Quota 103: rinuncia e conseguenze
Nel caso in cui si abbiano tutti i requisiti per procedere con la pensione anticipata – utilizzando appunto la famosa Quota 103 prevista dal governo come agevolazione per i cittadini che vogliono lasciare il lavoro dopo aver maturato almeno 41 anni di contributi e 62 anni d’età – ma si voglia rimanere al lavoro, si può effettuare la rinuncia alla quota di contributi che viene versata dall’INPS a proprio carico.
In realtà per il momento non è ancora possibile scegliere questa eventualità, perché si sta aspettando il decreto attuativo del governo che dovrebbe ratificarne la validità.
Per ultima ipotesi, poi, c’è quella che prevede il versamento della quota corrispondente ai contributi direttamente in busta paga da parte del datore del lavoro. Scegliere di non versare i contributi, ovviamente, ha un impatto sull’importo dello stipendio, che di conseguenza aumenta, ma anche sull’imponibile fiscale, che sarà maggiore rispetto al precedente.