Pari opportunità: la ministra Roccella contro la maternità surrogata

20/03/2023

Nelle ultime ore a Mezz’Ora in Più, programma in onda su Rai3, fanno discutere le posizioni espresse dalla ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella, che si è confrontata con la giornalista Lucia Annunziata sul tema della maternità surrogata. Ecco quanto ha affermato.

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La ministra per le Pari Opportunità Eugenia Roccella è stata ieri ospite del programma di Rai 3 Mezz’ora in Più, dov’è stata intervistata dalla giornalista Lucia Annunziata. Le due si sono confrontate su diversi temi, specie quelli legati alla bioetica e alla genitorialità. Roccella ha affermato di avere posizioni molto nette a riguardo:

Andrebbe spiegato meglio il concetto di maternità surrogata, che apre ad un mercato di bambini. Ci sono fiere internazionali, una l’hanno provata a fare anche a Milano. Ma in Italia è vietata non solo la maternità surrogata ma anche la sua propaganda.

Poi la ministra per le Pari Opportunità e la famiglia, Eugenia Roccella, prosegue:

Una maternità surrogata – continua – costa circa 100mila euro e alle donne arrivano circa 15-20mila euro. Con l’adozione noi rimediamo ad un danno, con la maternità surrogata invece ne programmiamo uno.

Eugenia Roccella ospite a Mezz’ora in Più: le posizioni della ministra

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Eugenia Roccella ha poi affermato di essere, nella sostanza, d’accordo con Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, che l’altro giorno a La7 ha usato l’espressione “figli spacciati per propri da coppie gay”:

Spacciare evoca altre cose, magari il termine non è corretto, ma la verità è quella che ha detto Rampelli. La nostra legge dice che per essere adottati ci vogliono un padre e una madre.

La giornalista che la stava intervistando, Lucia Annunziata, ha poi espresso pareri discordanti da quelli della ministra e i toni si sono accesi, tanto che Annunziata alla fine si è scusata con la ministra. Roccella, inalterata, ha concluso:

Noi stiamo tornando indietro, non andando avanti. Stiamo arrivando a forme di mercificazione e schiavitù del corpo femminile. Questo non è un fronte del progresso. Da una parte si comprano gli ovociti, dai depliant, dai cataloghi, da donne belle, alte, di una determinata religione e con un altro quoziente intellettivo. Dall’altra invece ci sono le donne che prestano l’utero con caratteristiche molto diverse.