Matteo Messina Denaro: trovati i documenti della sua doppia identità
A pochi giorni dalla cattura del super boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro, le indagini proseguono portando avanti sempre nuovi dettagli circa la vita segreta del boss. Dalle ultime inchieste sono emersi vari documenti dove si leggono gli pseudonimi che usava il boss nei suoi spostamenti.
Nel corso della ricognizione al bunker del boss Matteo Messina Denaro sono stati rinvenuti oggetti singolari, che richiamano il mobilio presente nel set del celebre film Il Padrino: foto di animali feroci, magneti da frigorifero con l’immagine di un boss in smoking che ricorda Al Pacino recante la didascalia “il padrino sono io”, la foto appesa al muro di Al Pacino stesso. Una vera e propria simbologia mafiosa quella che richiamano le cose trovate nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara in cui si nascondeva nell’ultimo periodo di latitanza il boss.
Sono inoltre stati rinvenuti documenti e carte, che i carabinieri del Ros hanno trovato nel covo. E mentre proseguono le indagini per individuare altri covi, si indaga sulle origini di tali documenti.
Matteo Messina Denaro: gli oggetti rinvenuti nel covo del boss
Inoltre è emerso che il boss alle varie visite mediche cui si è sottoposto si presentava con il nome di Andrea Bonafede, mentre a Campobello di Mazara utilizzava un nome diverso. In questo modo il boss avrebbe potuto condurre una vita praticamente normale.
A prestargli l’identità e il nome è stato il geometra Andrea Bonafede, che gli ha prestato anche tutti i documenti per potersi muovere senza esporlo a rischi. Gli investigatori stanno cercando di ricostruire l’ultimo periodo della latitanza ma pare che Messina Denaro si trovasse a Campobello almeno da due anni.
Il boss si presentava alle persone e nei luoghi che frequentava in paese usando il nome del geometra. Gli inquirenti però stanno cercando di capire se davvero nel piccolo centro in cui viveva nessuno avesse qualche sospetto circa la sua identità. Soprattutto dato che negli ultimi tempi il boss latitante da oltre trent’anni si era sottoposto a una lunga serie di visite mediche e controlli di ogni tipo dato lo stato in cui versava la sua salute generale.