Riforma pensioni 2024: ritardi, slittamenti, motivi e difficoltà
L’ipotesi al vaglio del governo Meloni era quella di riuscire ad arrivare ad un accordo sulla riforma del sistema pensioni per il 2024 entro il mese di aprile. Secondo quanto emerge, però, siamo davanti ad uno stallo per quello che riguarda la discussione sulle modalità per sostituire e superare la legge Fornero: cosa succederà ora?
C’è preoccupazione – da parte di cittadini e sindacati – per quanto riguarda l’attesa riforma delle pensioni. Le tempistiche preannunciate, che prevedevano un accordo e la definizione di un nuovo sistema per il 2024 entro il mese di aprile, potrebbero non essere rispettate. Istituzioni e sindacati hanno già avuto due incontri, mentre il terzo – quello più importante in quanto destinato alla discussione delle misure di flessibilità da inserire – non è stato ancora inserito a programma.
Ecco perché sembra poco probabile che la riforma possa essere discussa entro aprile, quando sarà presentato in Parlamento anche il Documento di economia e finanza con le previsioni per il 2024. Quali sono, quindi, i prossimi passi che si attendono per la riforma?
Riforma pensioni: cosa si prevede
Uno degli obiettivi definiti dal governo Meloni è sicuramente quello del superamento della Legge Fornero. In un primo momento, come già spiegato, la scadenza era stata fissata entro aprile, anche se ora sembra più concreta l’ipotesi di una discussione e della successiva definizione di nuovi parametri dopo il periodo estivo, presumibilmente entro settembre 2023.
Una delle questioni principali, già dibattuta durante il primo incontro con i sindacati, riguarda Opzione Donna, che dovrebbe subire aggiornamenti e modifiche. Al momento non è ancora certo in che direzione si procederà, ma l’ipotesi è quella di predisporre un decreto che ristabilisca – anche se per un periodo di tempo limitato – i vecchi requisiti per poter accedere ad Opzione Donna, ampliando così la platea di potenziali beneficiarie della misura.
Secondo le regole attuali, possono accedere ad Opzione Donna solo invalide al 74%, caregiver e donne licenziate oppure dipendenti di imprese in crisi, che rispettino i seguenti requisiti: 35 anni di contributi e 60 anni d’età.