Governo Meloni: nuova riforma sul fisco
Il governo Meloni ha proposto una forte riforma sul fisco, la più grande di tutto il loro programma. Si tratterebbe di un concordato biennale in cui le aziende pagano anticipatamente, una cifra forfettaria, ma qualcosa non torna… Scopriamo nel dettaglio le regole della nuova riforma fiscale.
“Tu per due anni paghi quel dovuto e se fatturi di più non mi dai nulla, in cambio non ti sottopongo a controlli”- questa la sintesi del premier Meloni.
Gaetano Bellavia, esperto di diritto penale dell’economia, sottolinea tutti i potenziali rischi della proposta, sostenendo la pericolosità di essa. Potrebbe risultare molto interessante per la criminalità economica, fiscale e finanziaria. Scopriamo nello specifico di cosa si tratta la nuova proposta del governo Meloni sulla riforma per il fisco.
Giorgia Meloni: nuova proposta sul fisco
Il governo Giorgia Meloni propone una grande riforma sul fisco. Un “concordato preventivo biennale” con cui le aziende potranno pagare un una cifra forfettaria calcolata dalle Entrate, con la garanzia che se dovessero aumentare i ricavi non dovranno versare nulla. Viene considerata la più grande riforma del governo Meloni che ha lo scopo di contrastare l’evasione fiscale.
Giorgia Meloni, in un’intervista al Sole 24 Ore, ha spiegato qual’è la formula base del nuovo provvedimento contro l’evasione:
Tu per due anni paghi quel dovuto e se fatturi di più non mi dai nulla, in cambio non ti sottopongo a controlli.
Quello che la Meloni e Maurizio Leo non hanno rivelato è che la proposta non è del tutto nuova, anzi è già stata sperimentata, nel lontano 2003 Giulio Tremonti l’aveva inventata e poi introdotta. Il problema però è che la riforma al tempo fu un vero e proprio flop. Infatti analizzando i rendiconti delle entrate dello Stato risulterebbe un gettito di 57,7 milioni di euro, 1,6% del gettito atteso. Per di più, gli esperti di criminalità finanziaria avvertono che ripresentare quella norma potrebbe portare ad aumentare le frodi. Ad oggi siamo ancora in attesa di capire come l’esecutivo ristrutturi la misura, che a quanto pare dovrebbe essere inserita nella delega fiscale.