Veneto sotto accusa: nuove intercettazioni sull’affaire dei test rapidi anti-covid
L’inchiesta sull’acquisto di tamponi rapidi da parte del Veneto si chiarisce sempre di più. Sembrerebbe che, dalle intercettazioni, emerga la “fretta” di acquistare tamponi senza considerare tutti i fattori e accertarsi dell’efficacia. Scopriamo cosa è emerso dalle telefonate.
A quanto pare le telefonate intercettate proverebbero la “fretta” della Regione ad acquistare i test rapidi prima di verificarne l’efficacia. Già la scorsa estate era stata formulata una doppia richiesta di rinvio a giudizio dopo l’indagine sull’esposto presentato dal professor Crisanti, iol quale aveva effettuato uno screening su 1550 persone e aveva accertato che i test rapidi non leggevano 3 positivi su 10, a differenza dei molecolari.
Novità sull’inchiesta: intercettazioni e risvolti
Escono fuori nuove intercettazioni riguardanti l’affaire dei test rapidi anti-Covid, queste sembrano sottolineare la fretta e la noncuranza riguardo all’efficacia dei test:
La Abbott è una multinazionale che avrà anche pelo sullo stomaco, ma grosse c…te non ne butta fuori. Li usano in America! Adesso, va bene tutto: se sono quelli cinesi anche no, capisci?.
Al tempo del Covid la Regione Veneto era balzata ai vertici per numero di tamponi eseguiti sulla popolazione, a dicembre il governatore Luca Zaia continuava a sostenere di non avere più positivi degli altri perché operavano maggiori test. Quello fu uno dei momenti cruciali, la giunta regionale e l’Azienda Zero, che gestisce gli affari sanitari pubblici nella Regione, avevano deciso di ordinare kit per due milioni di euro per poi finire sotto inchiesta.
Erano coinvolti nell’affaire anche altre regioni, come Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Provincia Autonoma di Trento, Friuli e Piemonte.
Le intercettazioni raccontano la fretta e l’agitazione che portò alla scelta dei tamponi rapidi, queste nascono da un’altra indagine di un Pm che stava analizzando gli appalti delle mense ospedaliere, da qui sono usciti risvolti inaspettati riguardo alla questione tamponi rapidi. Nelle intercettazioni a parlare sono Roberto Rigoli e Patrizia Simonato, il periodo era agosto 202 prima dell’ordine della partita.
RIGOLI: “Patrizia allora ho fatto il primo, sono andato a prendermi un positivo di corsa… gli ho cacciato… non l’ho neanche fatto parlare…”.
SIMIONATO: “Volevano capire se Abbott dichiari idoneo sto prodotto o meno”.
R.: “Sto cercando la Abbott, perché sti deficienti qua non sono neanche passati. Ho la scheda tecnica e basta, adesso sto cercando. Sta venendo quello della zona e mi sta portando i campioni che proverò oggi… Tu vai avanti con la parte burocratica dell’acquisto”.
S.: “Ci fidiamo? Sì perché è Abbott, tu dici?”.
R.: “Patrizia allora io ti dico questo, faccio un ragionamento… terra terra, perché la Abbott è una multinazionale che avrà anche pelo sullo stomaco, ma grosse c…te non ne butta fuori; allora io condivido che tu vai avanti, io li provo oggi e intanto tu vai avanti con tutta la parte burocratica dell’acquisto. Cioè, ma voglio dire, li usano in America! Adesso, va bene tutto: se sono quelli cinesi anche no, capisci? Ma Abbott è americana. Guarda, adesso aspettiamo, almeno vedo la confezione perché poi dopo è bene controllare la confezione”.
S.: “Dopo se abbiamo da contestarli, li contestiamo. Per poter procedere con l’ordine Abbott noi abbiamo bisogno del tuo ok in una mail in modo tale che dopo mi supporti il provvedimento… Hai avuto modo di fare un passaggio col tuo Presidente?”.
R: “Gli stavo scrivendo: ‘Ciao Presidente, ho fatto già la prima prova… La direttrice Simionato ha già proceduto per acquistarne 200.000… Sabato e domenica, che sono al lavoro, li testo tutti quanti… Non ti ho detto che ho già fatto il primo positivo?”.
S.: “… Anche perché essendo della Abbott forse vanno bene, speriamo… Tu adesso mi devi attestare che posso acquistare in quanto vanno bene… Mandami una mail che mi supporti… così scrivo in delibera che c’è la valutazione”.
Secondo la procura i dialoghi dimostrano che le prove non c’erano, i tamponi Abbott sono stati acquistati senza nemmeno testare l’efficacia. Lo studio di Crisanti arriverà ad ottobre: un gruppo di 1.593 pazienti sono stati sottoposti a doppio test da qui si è scoperto che i contagiati erano 61, ma 18 risultavano falsi negativi, alcuni dei quali avevano carica molto alta ma che comunque erano sfuggiti al test rapido. Rigoli è accusato di depistaggio per aver consegnato una falsa documentazione agli inquirenti sui risultati dei test con tamponi Abbott.
Gli indagati: Roberto Rigoli e Patrizia Simonato
Il Pm Roberti ha approfondito la questione e ha indagato sull’operato di, responsabile dei laboratori di microbiologia del Veneto, e sulla dott.ssa Patrizia Simonato direttore generale di Azienda Zero. Il Pm ha chiesto il rinvio a giudizio di entrambi per i reati di concorso in falso ideologico e turbativa d’asta, soltanto Rigoli è stato accusato anche di frode processuale. Questo perché Rigoli ha dichiarato che il test era stato verificato, ma in realtà era stato effettuato soltanto un campione in pronto soccorso, perché impossibilitati ad eseguirne di più a causa della mancanza di campioni, che sarebbero arrivati in Italia solo a fine agosto.
La relazione di Crisanti era stata consegnata a Luciano Fior, direttore generale della sanità del Veneto il 21 ottobre, Crisanti commentò:
Se fosse stata presa sul serio la ricerca, peraltro pubblicata su Nature, sarebbero saltati enormi interessi economici, visto che Azienda Zero ha speso oltre 200 milioni di euro nei tamponi antigenici. Nonostante lo stesso foglietto illustrativo della Abbott, la casa produttrice, confermasse le raccomandazioni di Oms e Ue, che li sconsigliavano per gli screening. E invece nel Veneto venivano usati per testare i sanitari, gli ospiti e il personale delle Rsa.