Iran repressione violenta: la polizia spara ai genitali e al seno delle manifestanti
Dopo i fatti che risalgono a settembre e che riguardano la morte di Mahsa Amini, la ragazza uccisa per aver messo male il velo, continuano costantemente le proteste e continuano anche i soprusi e le uccisioni dei manifestanti. Da poco è stato ucciso un altro ragazzo ritenuto colpevole di “inimicizia contro Dio”, scopriamo i fatti.
I fatti risalgono a settembre quando sono esplose le manifestazioni contro la polizia morale e lo Stato per aver ucciso Mahsa Amini, un altro evento di questo genere è accaduto in questi giorni, quando un ragazzo è stato ucciso dalla polizia morale perché dichiarato colpevole di “inimicizia contro Dio”, per aver bloccato una strada surante le manifestazioni.
I familiari del ragazzo avevano fatto appello contro la sentenza di morte, ma non sapevano che il ragazzo era già stato giustiziato, e il corpo non è nemmeno stato recapitato alla famiglia, come fa sapere lo zio. Questa di Shekari è stata la prima esecuzione di un manifestante ad essere resa nota ai media, ma i manifestanti fanno sapere che non è stato assolutamente il primo caso, altre undici persone sono state condannate a morte, tra cui Fahimeh Karimi, allenatrice di pallavolo e madre di tre bambini.
Nei giorni scorsi, la Magistratura iraniana ha confermato la pena capitale per altre cinque persone per aver ucciso a pugnalate un mebro delle forze parlamentari:
“Corriamo il rischio di avere esecuzioni di manifestanti ogni giorno”, ha sottolineato Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore della ong Iran Human Rights, chiedendo un intervento a livello internazionale.
La stessa Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità iraniane con lo scopo di porre fine alle esecuzioni previste e di cessare l’utilizzo della pena di morte come strumento repressivo contro le manifestazioni. Secondo l’Ong il ragazzo è stato giustiziato con un “processo farsa, esageratamente iniquo”. Inoltre si accusa la la magistratura di aver estorto la confessione, in quanto i video che lo ritraggono mentre confessa mettono in evidenza la violenza fisica che era stata già attuata, il ragazzo appare con il volto tumefatto.
Le proteste non cessano, e le autorità cercano di reprimerle sparando, a distanza ravvicinata, sul viso delle donne, ma anche colpendole ai genitali, agli occhi e al seno. Lo hanno denunciato al Guardian i medici iraniani che trattano i feriti in segreto. Raccontano di essere traumatizzati dai corpi delle donne che vedono arrivare.
Il governo continua a mantenere linee durissime sulle proteste, anche il ministro degli Esteri Tajani denunciando i soprusi e dichiarano che siamo arrivati ad un punto di non ritorno.
continueremo in ogni sede, con le nostre pressioni diplomatiche, a difendere la libertà e i diritti umani violati da Teheran. Sottolinea Tajani.
Anche altri paesei, come la Francia, la Germania e gli Stati Uniti hanno denunciato le modalità repressive. Ma l’Iran risponde in modo chiaro alle accuse da parte dell’occidente:
Nel contrastare le rivolte, l’Iran ha mostrato la massima moderazione e, a differenza di molti regimi occidentali che diffamano e reprimono violentemente anche i manifestanti pacifici, l’Iran ha impiegato metodi antisommossa proporzionati e standard. Lo stesso vale per il processo giudiziario: moderazione e proporzionalità.